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sguardo sensibile che sente

LO SGUARDO SENSIBILE (CHE SENTE) Ovvero della neutralità dell’ occhio

LO SGUARDO SENSIBILE (CHE SENTE) Ovvero della neutralità dell’ occhio

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I nostri occhi registrano le impressioni, sono come una fotocamera e cosi si comportano.
Non solo le impressioni visive, ma anche tutto quello che vediamo e genera in noi un’ emozione, rimane nella memoria dell’occhio.
In questi ultimi anni, fra le altre cose, ho iniziato a fare una ricerca sull’osservazione e sui sensi che vengono impiegati nell’osservare, per esempio, la natura, gli uomini, gli oggetti, le opere d’arte.

Questa ricerca l’ ho portata avanti in un modo specifico, accompagnando le persone a visitare mostre o eventi artistici, cercando di entrare in contatto con le opere dei vari artisti in un modo singolare, ovvero di percepire, attraverso le sensazioni, quello che l’opera ci trasmette in termini di vissuto sensoriale. Come, attraverso l’ occhio che si appoggia sul quadro, si possano sentire la vita dei soggetti e del contenuto rappresentato per esempio in un ‘ opera d’ arte.


Questo per cercare di capire e vivere, direi, la differenza tra l’ attenzione distaccata dello sguardo che sa e quella appassionata dello sguardo che sente. Naturalmente questo porta verso un discernimento soggettivo che non ha valore universale, ma si mette a confronto con ciascuna soggettività e il pensiero e la riflessione sull’ opera presa in considerazione diviene ricca di spunti personali che vivificano proprio il nostro pensiero e il nostro modo di osservare. Si apre uno spazio di consapevolezza attraverso i vissuti individuali poiché ognuno guarda un piccolo pezzo di mondo.


Lo sguardo sensibile elargisce la sensazione del vissuto attraverso l’ incertezza, ci apre una possibilità di accesso verso l’ opera che stiamo osservando in questo modo sensibile, e ci disvela l’ invisibile.
Avere altri occhi, vedere l’ universo con gli occhi di un altro, o meglio vedere i cento universi che ciascuno di noi porta dentro di sé.


La sintassi visiva è determinata da una morfologia interna esattamente come una frase scritta, senza la significazione della parola detta. Ed è a tale proposito che la sintassi pittorica non è portatrice solo di un messaggio, ma anche di un effetto; questo effetto è provato innanzi tutto dalla vista, poi dal gusto, inteso come qualità e da altri sensi che si attivano nel momento in cui percepisco la consistenza di un tessuto, di un drappeggio ( tatto ), o mi sembra di udire le voci e i bisbiglii degli occupanti la scena ( udito ).


Il soggetto del quadro è amplificato dal linguaggio pittorico che è costituito da linee, forme, piani, ritmi, sfumature, valori, materie, tocchi, il tutto tenuto in uno stato di tensione. Sono la tensione e le sue frequenze a ripercuotersi sulla comprensione dando luogo a quella sensazione che produce un ampliamento del mondo.


Far parlare la pittura non significa altro che riconoscere ai sensi una parola che la ragione non comprende. E tutto questo passa dall’ occhio, come senso attivatore di altri sensi e cosi l’ occhio diventa sensibile, cioè sente.


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